In occasione dei 150 anni dalla nascita di Grazia Deledda (1871 – 2021), Donori rende omaggio al genio della scrittrice sarda con l’intitolazione dell’aula consiliare, avvenuta il 10 Dicembre 2021: nello stesso giorno di 95 anni fa, nel 1926, Grazia Deledda conseguiva il Premio Nobel per la Letteratura, ritirato il 10 Gennaio 1927 a Stoccolma dove, davanti ai membri dell’Accademia Reale Svedese, proferì un discorso breve ma ricchissimo di significato, sulla sua vita, sulla Sardegna e sul percorso che l’aveva condotta a divenire la prima e unica donna italiana e seconda donna al mondo insignita dell’ambito premio.
La cerimonia, iniziata al Municipio con la presentazione della targa per l’intitolazione a Grazia Deledda dell’aula consiliare, si è conclusa nell’Ex Montegranatico dove il gruppo de Il Salotto Culturale ha ideato e messo i scena un’emozionante reading letterario intitolato “Le Parole di Grazia”, in una suggestiva cornice tra libri, citazioni, l’ambientazione con scrittoio, penna e calamaio della Deledda e la proiezione del video con il suo discorso al conferimento del Nobel per la Letteratura che qui riportiamo:
Sono nata in Sardegna. La mia famiglia, composta di gente savia ma anche di violenti e di artisti primitivi, aveva autorità e aveva anche biblioteca. Ma quando cominciai a scrivere, a tredici anni, fui contrariata dai miei. Il filosofo ammonisce: se tuo figlio scrive versi, correggilo e mandalo per la strada dei monti; se lo trovi nella poesia la seconda volta, puniscilo ancora; se va per la terza volta, lascialo in pace perché è un poeta. Senza vanità anche a me è capitato così.
Avevo un irresistibile miraggio del mondo, e soprattutto di Roma. E a Roma, dopo il fulgore della giovinezza, mi costruì una casa mia dove vivo tranquilla col mio compagno di vita ad ascoltare le ardenti parole dei miei figli giovani.
Ho avuto tutte le cose che una donna può chiedere al suo destino, ma grande sopra ogni fortuna la fede nella vita e in Dio. Ho vissuto coi venti, coi boschi, colle montagne. Ho guardato per giorni, mesi ed anni il lento svolgersi delle nuvole sul cielo sardo. Ho mille e mille volte poggiato la testa ai tronchi degli alberi, alle pietre, alle rocce per ascoltare la voce delle foglie, ciò che dicevano gli uccelli, ciò che raccontava l’acqua corrente. Ho visto l’alba e il tramonto, il sorgere della luna nell’immensa solitudine delle montagne, ho ascoltato i canti, le musiche tradizionali e le fiabe e i discorsi del popolo. E così si è formata la mia arte, come una canzone, o un motivo che sgorga spontaneo dalle labbra di un poeta primitivo.
(Grazia Deledda)
Foto Salvatorangelo Piredda